Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (Antonio Gramsci)

mercoledì 28 dicembre 2011

i migliori se ne vanno

28 dicembre. È morto Cita, l’inseparabile scimpanzé dei film di Tarzan degli anni ’40, stroncato, all’età di 80 anni da un’insufficienza renale. 
Da qualche anno l’animale mostrava evidenti segni di irreversibile decadenza.

Biografia di Mario Monti

Mario Monti femminista con  il
grembiulino per lavare i piatti




Figlio di un direttore di banca e nipote di Raffaele Mattioli, amministratore delegato della Banca Commerciale Italiana, non decide di scappare da casa per lavorare in un circo.
Malgrado l’influente parentela, Mario comincia dalla gavetta e dal 1988 al 1990 si adatta al ruolo subalterno di vicepresidente della Banca Commerciale.
Nominato commissario europeo nel 1994, nel 1999 deve dimettersi, insieme a tutti i suoi colleghi per non aver notato il fiorente mercato di frodi, cattiva gestione e nepotismo che fiorisce all’ombra della commissione. È dunque l’uomo giusto per tenere sotto controllo la fantasiosa esegesi italiana del diritto pubblico.
Nato, per così dire, in banca, ne sente ogni tanto la nostalgia e così, tra il 2005 e il 2011, in tempi non sospetti, è stato membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute, istituzione bancaria nota per gli ingegnosi suggerimenti prestati al governo greco, in tema di bilancio, e per essere l’azionista di riferimento di tutte le società di rating che danno lusinghieri giudizi sui nostri titoli di stato.
Non è iscritto all’Arci, ma frequenta circoli, come il Brugel, di cui è stato primo presidente (2005 – 2008). Organismo genuinamente democratico, questo club è finanziato al 50% dai poveri di mezza Europa, tramite le rispettive fiscalità nazionali, e per l’altra metà da 17 società multinazionali, tra le quali la nostra Unicredit e l’immancabile Goldman Sachs.
Se le conclusioni del think tank sembrano talvolta favorire quest’ultima componente del sodalizio, è per l’evidente ragione che i ricchi sono più intelligenti dei poveri.
Socievole e amante delle compagnie ben assortite, frequenta anche, da presidente, la Trilaterale. Fondata dal benefattore David Rockfeller, questa filantropica associazione è bersaglio di calunniose insinuazioni che la vogliono a capo di un complotto internazionale per l’instaurazione un nuovo ordine mondiale.
Fino al novembre 2011 è stato membro del comitato direttivo del gruppo Bilderberg, un’ organizzazione umanitaria che ha tra i suoi scopi, quello della semplificazione della vita degli africani.
Il nobile intento associativo viene perseguito per una duplice via:
-         ridurre, con dieta e assistenza sanitaria opportuna, la durata della vita stessa (più è breve, meno è complicata);
-         sollevare questi popoli ingenui dalle noiose incombenze della democrazia, istituto per loro insostenibile, assumendosi l’incombenza di eliminare più sbrigativamente eventuali statisti ritenuti, a loro insindacabile giudizio, inadeguati.
Come il curriculum dimostra, Mario Monti è il candidato ideale per guidare il paese fuori dalle acque tempestose. L’altro candidato all'altezza, Lele Mora, ha comunicato di avere, al momento, altri impegni.

martedì 27 dicembre 2011

Stalingrado

Volgograd ci ripensa e sceglie di tornare Stalingrado, recuperando il nome che l'ha consegnata alla storia per la battaglia decisiva contro i nazisti. Lo ha deciso il consiglio comunale, con una quasi unanimità: hanno approvato 24 dei 25 consiglieri.


 

Pablo Neruda

Canto d'amore a Stalingrado

 

Nella notte il contadino dorme, ma la mano
sveglia, affonda nelle tenebre e chiede all’aurora:
alba, sole del mattino, luce del giorno che viene,
dimmi se ancora le mani più pure degli uomini
difendono la rocca dell’onore, dimmi aurora,
se l’acciaio sulla tua fronte rompe la sua forza,
se l’uomo rimane al suo posto, e il tuono al suo posto,
dimmi, chiede il contadino, se la terra non ode
come cade il sangue degli eroi
arrossati, nell’immensa notte terrestre,
dimmi se ancora sopra l’albero sta il cielo,
dimmi se ancora risuonano spari a Stalingrado.

E il marinaio in mezzo al mare tremendo
scruta le umide costellazioni,
e una ne cerca, la rossa stella della città ardente,
e scopre nel suo cuore quella stella che brucia,
e quella stella d’orgoglio le sue mani vogliono toccare,
quella stella di pianto creata dai suoi occhi.
Città, stella rossa, dicono il mare e l’uomo,
città, chiudi i tuoi raggi, chiudi le tue porte dure,
chiudi, città, il tuo famoso lauro insanguinato,
e che la notte tremi con lo splendere cupo
dei tuoi occhi dietro un pianeta di spade.

E lo spagnolo ricorda Madrid e dice: sorella,
resisti, capitale della gloria, resisti:
dal suolo si alza tutto il sangue sparso
dalla Spagna, e per la Spagna si solleva nuovamente,
e lo spagnolo chiede, già contro il muro
delle fucilazioni, se Stalingrado vive;
e c’è nel carcere una catena d’occhi neri
che bucano le pareti col tuo nome,
e la Spagna si scuote col tuo sangue e i tuoi morti,
perchè le offristi l’anima tua, Stalingrado,
quando partoriva la Spagna eroi come i tuoi.

Conosce la solitudine, la Spagna:
come oggi conosci la tua, Stalingrado.
La Spagna strappò la terra con le unghie
quando Parigi era bella più che mai.
La Spagna dissanguava il suo immenso albero di sangue
quando Londra, come Pedro Garfias ci racconta,
pettinava le sue aiuole, i suoi laghi di cigni.

Oggi di più conosci questo, forte vergine,
oggi, Russia, di più conosci la solitudine e il freddo.
Mentre migliaia di obici squarciano il tuo cuore,
mentre gli scorpioni con crimine e veleno,
accorrono, Stalingrado, a mordere le tue viscere,
New York balla, Londra medita, e io dico “merde",
perchè il mio cuore non resiste più
e i nostri cuori
non resistono più, non resistono
in un mondo che lascia morire soli i suoi eroi.
Li lasciate soli? Ora verranno per voi.
Li lasciate soli?

Volete che la vita
precipiti alla tomba, e il sorriso degli uomini
sia cancellato dalla latrina e dal calvario?
Perchè non rispondete?

Volete più morti sul fronte dell’Est
finchè riempiano tutto il vostro cielo?
Ma allora non vi resta che l’inferno.
Già si stanca di piccole prodezze
il mondo, dove al Madagascar i generali,
con eroismo, uccidono cinquantacinque scimmie.

Il mondo è stanco di congressi autunnali,
ancora con un ombrello a presidente.
Città, Stalingrado, non possiamo
giungere alle tue mura, siamo lontani.
Siamo i messicani, siamo gli araucani,
siamo i patagoni, siamo i guaranì,
siamo gli uruguaiani, siamo i cileni,
siamo milioni d’uomini.
E abbiamo altra gente, per fortuna, nella famiglia,
ma non siamo ancora venuti a difenderti, madre.
Città, città di fuoco, resisti finchè un giorno
arriveremo, indiani naufraghi, a toccare le tue muraglie
con un bacio di figli che speravano di tornare.

Stalingrado, non c’è un Secondo Fronte,
però non cadrai anche se il ferro e il fuoco
ti mordono giorno e notte.

Anche se muori non morirai!
Perchè gli uomini ora non hanno morte
e continuano a lottare anche quando sono caduti,
finchè la vittoria non sarà nelle tue mani,
anche se sono stanche, forate e morte,
altre mani rosse, quando le vostre cadono,
semineranno per il mondo le ossa dei tuoi eroi,
perchè il tuo seme colmi tutta la terra.

(traduzione di Salvatore Quasimodo)

domenica 18 dicembre 2011

firma!

firma l'appello per un audit sul debito
http://www.rivoltaildebito.org/node/43/done?sid=994

presi gli assassini

Thomas Sankara, presidente del Burkina Fasu, venne ucciso il 15 ottobre 1987 insieme a lui vennero assassinati: Noufou Sawadogo, Amadé Sawadogo, Abdoulaye Guem, Der Somda, Wallilaye Ouédraogo, Emmanuel Bationo, Paténema Soré, Frédéric Kiemdé, Bonaventure Compaoré, Paulin Bamouni, Christophe Saba, Sibiri Zagré.
Finalmente, grazie alla confessione di un pentito al periodico russo
[traduzione italiana:
è stata smascherata l'organizzazione criminale che ha commissionato il delitto.
Ci auguriamo il tempestivo arresto dei membri italiani di questo gruppo criminale.
per una lista dei gangsters nazionali:
http://errimatt.blogspot.com/2011/11/normal-0-14-esaurito-il-loro-compito-la.html

giovedì 15 dicembre 2011

il ritorno di san simonino

Il fuoco purificatore di Borghezio e di Goebbels ha ripreso ad ardere a Torino.
Un autentico pogrom contro un campo nomadi, ai margini del popoloso e popolare quartiere delle Vallette.
Ad innescarlo un’accusa di stupro rivelatasi poi infondata. Quasi subito, infatti,  l’improbabile Maria Goretti  ha confessato di essersi inventata tutto, per difendere la propria privacy dalle inquisizioni di un padre padrone, spalleggiato da un’intera famiglia di oculati e puntuali ispettori della sua integrità.
Poveri lei, e poveri zingari.
Nella genesi e nella attuazione di questo vergognoso episodio convergono una serie di elementi culturali che  lo promuovono a paradigmatico saggio della miseria culturale interclassista che ha ormai riportato il nostro paese ai livelli di analfabetismo del suo esordio unitario.
Nella tinozza sovraffollata, l’acqua è così putrida che val la pena, pur di liberarsene, di gettar via anche qualche bambino.
Il sangue, il sangue delle vergini e dei martiri innocenti, della circoncisione e di Cristo. Quel sangue  sembra essere stata la causa prima di tutto il pastiche.
Cominciò Mosè, spargendolo sul suo popolo – Esodo (24, 3-8) – a simboleggiare l’Alleanza, proseguì il Concilio di Trento (1551) definendo il dogma della transustanziazione. E per secoli, poi, a giocarci: ed ecco allora ebrei che sgozzavano fanciulli cristiani, per insaporirne, di quel sangue, gli azzimi e ancora, ostie rapite e vilipese che lacrimavan sangue a palesare il corpo di Cristo offeso. E migliaia di imbecilli, a giurare di aver visto, con i loro stessi occhi, di avere udito, con le proprie orecchie.
E quel sangue, tramutato in vino, era già stato, dopotutto,  il sangue di Dioniso, un dio straniero.
Ma ancora venne la svastica, a recare apoteosi del sangue: Blut und Boden, sangue e terra, un’endiadi che rivendicava la legittimità dell’azione di Caino, stanziale agricoltore che non aveva esitato a far fuori il pastore nomade Abele.
Ed eccolo adesso qua, traccia di un povero amore frettoloso, a scatenare tutto quel gran can can.
Il secondo elemento è la politica avvilita dell’oggi: esibizione di sé prostituita al mito della gente e coatta del presenzialismo della società dello spettacolo.
Esserci, farsi vedere, questa la parola d’ordine che si applica ad ogni assembramento meritevole della propria visibilità, dal funerale al linciaggio.
E la scusa di circostanza – ero lì per moderare … per evitare il peggio …  – l’abbiamo già sentita da chi vestì l’orbace più per proprio comodo che per convinzione. A questa pavida zona grigia va addebitata la maggior responsabilità della genesi e prosperità del fascismo e della sua permanente immanenza.
Infine lo sport, inteso nella sua degenerata metamorfosi in tifo, ovvero nel culto, non privo dell’esercizio di violenza, di una determinata combinazione di colori. Di nulla dovranno vergognarsi, questi poveri alienati, di fronte alla storia, poiché nessuna malattia è un’onta.
Ma dovrebbero essere chiamati a rispondere davanti ad un tribunale tutti quei giornalisti, gazzettieri e opinionisti, che hanno pubblicamente ammiccato al fenomeno, confessando simpatia e dispensando comprensione, magari nei toni del semiserio rimprovero che un colonnello – in intimo sollucchero – può riservare a reclute sorprese all’uscita di un bordello.
E no, mascalzoni, il vostro dovere era dire che chi, passata la pubertà, si diletta ancora di tali fesserie ha bisogno di un medico.
Nello squallido raid torinese, che segna un’altra tappa del percorso verso le tenebre di un nuovo medioevo, vediamo dunque agire i fantasmi di tre grandi istituzioni del pensiero occidentale: il santuario di Delfi, la polis  ateniese e Olimpia, ormai ben poco riconoscibili sotto lo spesso e grottesco trucco da vecchie baldracche che ora ostentano.
Era prevedibile, e Pasolini lo aveva previsto, che un progresso subalterno al piano del capitale avrebbe portato al degrado antropologico, attuato attraverso una volgarizzazione mutata in involgarimento e alla trasformazione in plebe di quello che era stato il popolo.
Questo processo non sarebbe stato attuabile senza il suicidio, per codardia, per infingardaggine e per avidità del Partito Comunista Italiano.
Alla dissoluzione dell’intellettuale collettivo ha corrisposto la perdita della bussola di quello individuale, soggiogato dalle sirene ingannevoli del radicalismo borghese.
Adesso la situazione è a tal punto degenerata, che è necessario intervenire rozzamente, e con l’accetta.
Sarebbe auspicabile una legislazione d’emergenza che sospendesse per almeno dieci anni il diritto di voto ai tifosi organizzati, alle mamme che vogliono i voti a scuola, agli spettatori di Chi l’ha visto? e a tutti gli altri citrulli che hanno volontariamente aderito a falangi conformiste orientate ad esecuzioni sommarie.
L’obbiettivo che si propone è annichilire quell’atteggiamento grossolanamente relativista che delega alla maggioranza l’onere di discernere il vero dal falso.
L’idea suggestiva di applicare le regole della democrazia all’epistemologia, e di sottoporre a referendum i teoremi di Euclide, trova un limite nella prosaica considerazione che l’opinione di miliardi e miliardi di mosche non ci ha ancora indotto, per ora, a mangiar merda.

domenica 11 dicembre 2011

sabato 10 dicembre 2011

riabilitazione di Peter Kolosimo

Accogliamo il suggerimento postato da Gianni Lucini e ripubblichiamo un articolo da W U M I N G W O O D http://www.wumingfoundation.com/italiano/wumingwood_prime5.pdf

UFO E RIVOLUZIONE
Negli anni 70 Kolosimo fece sognare le moltitudini. Ex partigiano, filosovietico, Kolosimo, come raccontano i Wu Ming, era un comunista duro e impuro, che tentò di mettere insieme Lenin e le civiltà extraterrestri.

Solo pochi parenti e aficionados hanno celebrato il venticinquennale della morte di Peter Kolosimo, “fantarcheologo” e paleo-ufologo che negli anni '70, coi suoi libri visionari, fece sognare le moltitudini. Morì il 24marzo 1984, a sessantadue anni, ma ci piace pensare che abbia solo lasciato il pianeta.
Kolosimo è una figura da riscoprire, su cui interrogarsi, che può ancora dire e dare molto. Terra senza tempo, Non è terrestre, Astronavi sulla preistoria, Odissea stellare, Italia mistero cosmico...
Titoli che non smettono di accendere fantasie. E quegli elenchi in copertina, a metà tra sottotitolo e “catenaccio” di giornale? “Ulisse vagabondo del tempo. Gli dei e lo spazio. Ciclopi in America? Mitologia d'altri mondi. Atomiche e robot nell'epopea omerica”. Oppure: “Veicoli spaziali graffiti nella roccia. Marziani in Vietnam, elefanti in America. Razze sconosciute nelle giungle amazzoniche. Atomiche e laser prima del diluvio. Gilgamesh vive ancora?”. Per non dire di “strilli” come: “La prima completa documentazione fotografica di archeologia spaziale – 300 illustrazioni”. Copertine geniali, che ti spingevano a prendere subito posizione: rigetto veemente o febbrile voglia di acquisto, non c'era via di mezzo. Quei libri, pubblicati da SugarCo, erano grande narrativa popolare travestita da saggistica, li vedevi in tutte le case, vendevano centinaia di migliaia di copie. Kolosimo è uno degli autori italiani più tradotti nel mondo, pubblicato in 60 paesi.
Attenzione, però, a non confondere Kolosimo coi vari Voyager odierni, coi pataccari che ce la smenazzano a colpi di piramidi magiche e Priorati di Sion, con le vagonate di ricostruzioni paranoidi e complottiste disponibili in rete. Kolosimo odiava Dan Brown ante litteram (anzi, ante nominem). E odiava anche Giacobbo. Preventivamente, senza averne mai sentito parlare. Lo avrebbe mandato in Siberia, lui e il suo chupacabra. Kolosimo era un marxista-leninista visionario, un comunista duro e impuro. Credeva nella rivoluzione, e pensava che le scoperte sulle origini extraterrestri delle civiltà umane avrebbero contribuito alla nostra consapevolezza.
Voleva collegare passato remoto e futuro utopico, e così liberare il mondo. Occultismi, esoterismi e altre fesserie erano per lui sottoprodotti reazionari, abbagli per piccolo-borghesi. Anche quando si occupò di alchimia (Polvere d'inferno, 1975), lo fece precisando che l'alchimia non è magia bensì scienza, per quanto scienza “altra”.
In Odissea stellare (1978), Kolosimo riporta le credenze di alcuni occultisti, secondo i quali il regime di Hitler cadde perché aveva attirato su di sé la sventura, orientando la svastica a destra anziché a sinistra come nelle antiche tradizioni orientali. Il commento è una staffilata: “Noi siamo assai lontani da tali concetti ed attribuiamo a ben altre ragioni la caduta dell'impero dei criminali tedeschi.” Poteva ben dirlo, lui che era stato partigiano.
Kolosimo era poliglotta e cittadino del mondo: madre statunitense, padre italiano, cresciuto germanofono a Bolzano, si laurea a Lipsia, fa la resistenza in Boemia ed è “uno dei primi partigiani che, fra Pilsen e Pisek, incontrò l'Armata Rossa” (dalla scheda biografica di Civiltà del
silenzio). Il suo sguardo si sposta verso est, per un po' dirige Radio Capodistria (ma dopo la rottura con l'URSS è licenziato perché filosovietico), è corrispondente estero per L'Unità, annuncia il lancio del primo Sputnik “un mese prima di quella memorabile impresa" e dà per primo la notizia del volo spaziale di Valentina Tereskova. Intanto scrive romanzi di fantascienza con lo pseudonimo di “Omega Jim”, poi, negli anni '60 passa armi e bagagli alla divulgazione scientifica, con quella torsione fantastica che lo renderà celebre.
I libri di Kolosimo sono pieni di pezze d'appoggio di scienziati russi, bulgari, tedesco-orientali: “Il professor Alexei Kasanzev”, “Kardasev scrive”, “Il biologo sovietico A. Oparin” “Il sovietico Nikolai Brunov scrisse già nel 1937”, “Viaceslav Saitsev, il noto filologo dell'Accademia delle Scienze bielorussa” e via così. Oggi possono suonare grottesche, muovere al riso o a ipotesi estreme. Kolosimo agente del blocco orientale, incaricato di diffondere in occidente strane teorie, per loschi fini di guerra psicologica? Mah. Forse la questione è più semplice: leggeva quelle lingue, aveva accesso a quel materiale, e ai suoi lettori la cosa piaceva. Durante la guerra fredda, vista da qui, la scienza sovietica aveva un che di bizzarro, una vibrazione di esotica eterodossia, anche agli occhi di chi si batteva per l'altro modello, quello capitalista-americano. La curiosità per l'est fu un fenomeno trasversale, come lo sono oggi l'ostalgia e il
modernariato del socialismo che fu.
A noi piace reputare Kolosimo un guerriero, uno che ha combattuto perché l'immaginario non si restringesse e, al contempo, la fantasia (anche quella più sbrigliata) tenesse le radici nella realtà, nel conflitto che senza pause muove la società. In fondo, nonostante il suo stalinismo, Kolosimo non era tanto distante da Radio Alice e dai giovani “mao-dadaisti” del '77.
Kolosimo colmò un buco, una lacuna, una gigantesca nicchia di immaginario e mercato editoriale. In quell'epoca iper-ideologizzata, gli intellettuali avevano decretato la “morte del romanzo”. Non per questo si era estinto il bisogno di romanzesco: in edicola, Urania, Segretissimo e Il Giallo Mondadori vendevano un numero di copie oggi impensabile. Tuttavia, erano pubblicazioni settoriali, rivolte a target di lettori specifici. C'era bisogno di un'operazione azzardata, che scavalcasse i recinti e andasse incontro ai bisogni di più lettori.
Kolosimo intercettò la voglia di viaggio e di mistero che pervadeva tutto l'occidente (gli UFO, il triangolo delle Bermude, Uri Geller che piegava i cucchiaini con la forza del pensiero) e la “dirottò” in una direzione inattesa. Camuffando da saggi divulgativi le sue narrazioni fantascientifiche, il vecchio Omega Jim creò un grande fenomeno di costume.
Nel 1969, Non è terrestre vinse il Premio Bancarella. Nel giro di pochi anni, lo avrebbero vinto Andreotti (1985), Sgarbi (1990), Pansa (1997) e persino Bruno Vespa (2004). Compagno Kolosimo, ci manchi tanto. Torna dal pianeta su cui ti trovi ora, e scatena contro l'Italia un uragano di raggi cosmici.

mercoledì 30 novembre 2011

vieni avanti, cretino!

In questi giorni i Fratelli De Rege della sinistra italiana (PD e SEL) raccolgono firme per la concessione della cittadinanza a chi, seppur da genitori stranieri, è comunque nato nel nostro paese.

Ottima iniziativa, che però pecca di intempestività in un momento in cui ben altri temi di agitazione e mobilitazione dovrebbero occupare le agende dei militanti.

Anzi, diciamocelo francamente, tirar fuori tale questione negli attuali frangenti è un errore madornale, che dimostra ancora una volta – per chi ha ancora bisogno di dimostrazioni – che le due varianti della nostrana sinistra moderata, oltre a non saper fare politica, non sanno neanche più fare propaganda.

Questa bella pensata, infatti, non produrrà neppure una frazione decimale di consenso, rischierà, anzi, di ridurlo.

Nelle fabbriche, dove alle endemiche avvisaglie di delocalizzazione, al continuo ricorso alla cassa integrazione e all’estensione selvaggia del precariato, si aggiunge la minaccia di semplificate procedure dei licenziamento, di dissoluzione del regime contrattuale e di messa in mora dei diritti e delle tutele sindacali, questa trovata, che snobba il terreno della realtà, per addentrarsi nel simbolico, non può che acuire il senso di abbandono che gli operai oggi avvertono.

Non ci sarà da stupirsi, dunque, se in quell’ambiente, dove serpeggia l’angoscia, si ritesserà di nuovo quel velo, pur lacerato nelle ultime fasi del governo Berlusconi, che ancora una volta renderà credibili le lusinghe della Lega, sapientemente atteggiata alla messa in scena di una finta, ma dura, opposizione.

E tra gli stessi immigrati, la proposta solleverà ben poco entusiasmo, essendo per loro – i più deboli tra i deboli – del tutto evidente che oggi occorrono tutele e sostegno ai padri, se si vogliono davvero crescere quei cittadini di domani di cui si parla.

Quanto a quelli, e son tanti, che, delusi dal governo Prodi, sono passati, armi e bagagli, all’astensionismo, non uno, dicasi uno, considererà pensabile il ricredersi, di fronte a questa sfrontata riedizione dell’immonda tattica di allora.

Perché deviare le attenzioni dai propositi dei banchieri internazionali (Monti o Padoa Schioppa, che dir si voglia), per indirizzarle su temi di etica liberal, è un trucco che può funzionare una volta sola (neppure Zapatero ci riprova).

Resta da chiedersi come mai i due partiti, non ancora del tutto nelle mani di Matteo Renzi, si comportino già come se fossero guidati da un cretino.

La risposta sta nell’intenzione di proseguire nella definizione di un proprio, comune, ceto di riferimento.

Entrambi si rivolgono a una versione (peggiorata) della borghesia, denominata società civile, la risposta di sinistra al populismo di destra della gente.

Esente da drammatici problemi economici, la società civile propugna una società dove abbiano pieno diritto di cittadinanza le più stravaganti bizzarrie sovrastrutturali, ma in cui la struttura non muti.

Inutile dire che questi borghesi dalla mentalità avanzata, in equilibrio schizofrenico tra il culto delle identità e quello della differenza, considerano obsoleto il tema dell’uguaglianza.

Rispetto agli altri residui della loro classe, che – per completo disfacimento – sono approdati a una trasandata anomia relativistica, questi illuminati sono degli autentici rompicoglioni.

Snobbando il simpatico semianalfabetismo dei loro pari, si nutrono infatti della lettura di bollettini consortili dove, col metodo con cui Peter Kolosimo dimostrava l’esistenza dei marziani, si approda a terribili verità scientifiche, atte a delineare una compiuta Weltanschauung.

Di conseguenza, associano al comportamento libertario su alcuni temi, la propensione ad esigere una legiferazione da stato etico , riguardo ad altri.

Sono, in sostanza, gli unici borghesi degni di questo nome, convinti, come sono, di essere gli unici detentori di verità e arbitri del lecito e dell’illecito.

E in quanto tali sono i legittimi eredi della borghesia clericale e fascistoide dell’Italia del 900, di cui hanno rovesciato come un calzino le tesi, lasciandone immutato il metodo.

Questo spiega perché molto elettorato popolare li rifiuti a lume di naso.

Adesso, però, è venuto il momento di fare chiarezza e di non permettere più che il nemico marci alla nostra testa.

Non c’è bisogno di sinistra, c’è bisogno di comunismo.

giovedì 24 novembre 2011

non è la crocerossa


Piace agli idioti immaginarsi che i padroni siano tali in virtù di straordinarie capacità e competenze. Del fatto che i loro beni siano, in realtà, frutto di eredità e che il capitale originario, accumulato dai fondatori delle dinastie, abbia generalmente radici criminali, non se ne curano,

L'importante è mostrarsene devoti, per scacciar gratis un po' di puzzo di miseria e continuare la tradizione nazionale, che prevede la plebe al posto del popolo.
E dunque eccoli, puntuali al sondaggio, a far voti per governi guidati da Montezemolo e Marcegaglia, delle cui attività industriali sanno poco e niente.
Nato dai sacrifici, anche estremi, dei lavoratori e dalle loro lotte generose di guerra e dopoguerra, il Partito Democratico avverte con particolare urgenza lo stimolo ad affrancarsi da una storia poco chic e non nasconde il suo entusiasmo per l'ipotesi, magari peregrina e/o truffaldina, di avere una banca.
Nell'attesa, si accontenta di quelle degli altri e strepita in prima fila per acclamare come salvatore della patria ogni banchiere disponibile, con una predilezione per quelli centrali.
Ogni qualvolta spunta la possibilità di un governo presieduto dal governatore pro tempore di Bankitalia, la responsabile compagine di Bersani si piscia addosso per l'eccitazione.
Non essendo più il partito di Togliatti, e neppure quello di Berlinguer, i parlamentari del PD si trovano esentati, non solo dall'obbligo di versare al partito gran parte dei propri emolumenti, ma anche da quello di studiare, col risultato che, di solito, di ciò di cui parlano non sanno un beato cazzo.
Di conseguenza molti di loro parlano della Banca d'Italia come di un ente super partes, per intenderci come l'arbitro nel calcio.
Ma gli arbitri del calcio non sono di proprietà delle squadre, e quando Moggi ha cercato di comprarseli, si è trovato da ridire.
La Banca d'Italia, invece, è proprio di proprietà degli istituti su cui dovrebbe vigilare.
Ne diamo l'elenco completo, che non era difficile da trovare, lo pubblica proprio Bankitalia.

Ente, quote, voti in consiglio

Intesa Sanpaolo S.p.A. 91.035 50

UniCredit S.p.A. 66.342 50

Assicurazioni Generali S.p.A. 19.000 42

Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. 18.602 41

INPS 15.000 34

Banca Carige S.p.A. - Cassa di Risparmio di Genova e Imperia 11.869 27

Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. 8.500 21

Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. 7.500 19

Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli S.p.A. 6.300 16

Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza S.p.A. 6.094 16

Cassa di Risparmio di Firenze S.p.A. 5.656 15

Fondiaria - SAI S.p.A. 4.000 12

Allianz Società per Azioni 4.000 12

Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno S.p.A. 3.668 11

Cassa di Risparmio del Veneto S.p.A. 3.610 11

Cassa di Risparmio di Asti S.p.A. 2.800 9

Cassa di Risparmio di Venezia S.p.A. 2.626 9

Banca delle Marche S.p.A. 2.459 8

INAIL 2.000 8

Milano Assicurazioni 2.000 8

Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia S.p.A. (CARIFVG S.P.A.) 1.869 7

Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia S.p.A. 1.126 6

Cassa di Risparmio di Ferrara S.p.A. 949 5

Cassa di Risparmio di Alessandria S.p.A. 873 5

Cassa di Risparmio di Ravenna S.p.A. 769 5

Banca Regionale Europea S.p.A. 759 5

Cassa di Risparmio di Fossano S.p.A. 750 5

Banca Popolare di Vicenza S.c.p.A. 687 5

Cassa di Risparmio di Cesena S.p.A. 675 5

Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno S.p.A. 653 5

Cassa di Risparmio di S. Miniato S.p.A. 652 5

Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna S.p.A. 605 5

Banca Carime S.p.A. 500 5

Società Reale Mutua Assicurazioni 500 5

Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana S.p.A. 480 4

Cassa di Risparmio di Terni e Narni S.p.A. 463 4

Cassa di Risparmio di Rimini S.p.A. - CARIM 393 3

Cassa di Risparmio di Bolzano S.p.A. 377 3

Cassa di Risparmio di Bra S.p.A. 329 3

Cassa di Risparmio di Foligno S.p.A. 315 3

Cassa di Risparmio di Cento S.p.A. 311 3

CARISPAQ - Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila S.p.A. 300 3

Cassa di Risparmio della Spezia S.p.A. 266 2

Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo S.p.A. 251 2

Cassa di Risparmio di Orvieto S.p.A. 237 2

Cassa di Risparmio di Città di Castello S.p.A. 228 2

Banca Cassa di Risparmio di Savigliano S.p.A. 200 2

Cassa di Risparmio di Volterra S.p.A. 194 1

Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti S.p.A. 151 1

Banca Popolare dell’Emilia Romagna S.c. 130 1

Cassa di Risparmio di Fermo S.p.A. 130 1

Cassa di Risparmio di Savona S.p.A. 123 1

TERCAS - Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo S.p.A. 115 1

Cassa di Risparmio di Civitavecchia S.p.A. 111 1

CARIFANO - Cassa di Risparmio di Fano S.p.A. 101 1

Cassa di Risparmio di Carrara S.p.A. 101 1

CARILO - Cassa di Risparmio di Loreto S.p.A. 100 1

Cassa di Risparmio di Spoleto S.p.A. 100 1

Cassa di Risparmio della Repubblica di S. Marino S.p.A. 36 –

Banca CARIPE S.p.A. 8 –

Banca Monte Parma S.p.A. 8 –

Cassa di Risparmio di Rieti S.p.A. 8 –

Cassa di Risparmio di Saluzzo S.p.A. 4 –

Banca del Monte di Lucca S.p.A. 2 –

TOTALI 300.000 539

sabato 19 novembre 2011

la dittaura della finanza internazionale

Per molto tempo ci siamo illusi che la P2 di Licio Gelli fosse una degenerazione tutta italiana e che si iscrivesse nel delirio di una tarda nostalgia.
In realtà era un'operazione d'avanguardia e di respiro internazionale.
La P2 era il reparto d'assalto di un esercito potente, la finanza internazionale.
Finito il lavoro più sporco, e messo da parte l'ultimo gerarca piduista, la massoneria in doppiopetto può ora prendere in mano le leve del potere.

http://giuseppe-veronica.blogspot.com/p/lirresistibile-ascesa-di-mario-monti-co.html

giovedì 17 novembre 2011

immagini

Tutte le contraddizioni della realtà si riflettono inesorabilmente nell'opera d'arte.
Nelle passeggiate in una pinacoteca di provincia ci si imbatte in luci ed ombre della storia del 900.
 

LE PASSEGGIATE ALLA GIANNONI
SI SONO TRASFERITE:

domenica 13 novembre 2011

segnalazione


Già prima di Berlusconi, in Italia, era preferibile avere un bel culo, piuttosto che un buon cervello.
Su panta rei si rammentano alcuni episodi che confermano il fatto che nel nostro Paese è assolutamente inutile, se non dannoso, essere un genio.

NANI SULLE SPALLE DI NANI

http://errimatt.blogspot.com/p/nani-sulle-spalle-di-nani.html


martedì 8 novembre 2011


Ci sono immagini che ci danno fastidio.
È questione di sensibilità d'animo o dipende da
un'analisi superficiale?
È sintomo di un positivo atteggiamento sociale
o di
un rigore morale ondivago?
A PROPOSITO DI UN IMMAGINE FASTIDIOSA

http://errimatt.blogspot.com/p/proposito-di-unimmagine-fastidiosa.html

domenica 6 novembre 2011

NO DEBITO

Il Coordinamento nazionale "No Debito", nella sua riunione del 27 ottobre ha prodotto un documento che riproduciamo. Per leggere il report della riunione del Coordinamento vai alla pagina notizie