Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (Antonio Gramsci)

venerdì 30 novembre 2012

quarto polo o astensione


Sinistra ornamentale o Quarto polo


di Giovanni Russo Spena, Dino Greco

Lo stupefacente battage mediatico che ha preceduto, accompagnato e seguito le primarie del centrosinistra, indicate con molta generosità come aria pura, anzi purissima, nel cielo torbido della politica, ha persuaso molti commentatori, taluni di pensiero fine, che proprio lì, in quell'area politica dall'incerto profilo sociale, risiedano le chance residue della democrazia minacciata di dissolvimento; e che in quei 3 milioni accorsi alle urne per scegliere (o credendo di scegliere) il conducator del futuro governo "progressista" si trovi la massa critica a supporto di un progetto riformatore.
Asor Rosa, ad esempio, ne è totalmente convinto, al punto di assegnare alla coalizione a trazione Democrat il compito (e l'intenzione) di battere il «nemico alle porte», cioè quel Monti che in un anno di esercizio del potere ha distrutto le pensioni, raso al suolo il diritto del lavoro e messo fuori legge la Costituzione, inserendo nella Carta medesima il pareggio di bilancio e, per sovrappiù, il fiscal compact.
Tutto il ragionamento di Asor Rosa si regge sull'equivoco, invero clamoroso, che il Pd abbia subito - e non condiviso - la svolta mercatista e monetarista pretesa dalla Bce. Questa credenza, non si sa bene da cosa suffragata, resiste persino alle chiarissime parole scritte nella Lettera di intenti dei democratici e dei progressisti, la cornice programmatica che vincola i partner del centrosinistra: osservanza dei patti internazionali sottoscritti dall'Italia, liberalizzazioni e alleanza di legislatura con il centro liberale. Insomma: la sostanziale continuità con la svolta liberista che ha reso l'Italia succube del capitalismo finanziario e che sta precipitando il paese in una recessione senza via di scampo non è in alcun modo in discussione.
Bene, l'esito delle primarie non fa che rafforzare questa evidenza. Matteo Renzi incassa il 36 per cento dei consensi, ipotecando una deriva centrista che già scorre forte nelle stesse file del suo segretario. Mentre Vendola coglie un risultato che, a meno di una fuga dal principio di realtà, lo consegna ad un ruolo, diciamo così, ornamentale. La presunta alleanza Bersani-Vendola ha dunque la consistenza di una bolla di sapone destinata a scoppiare al primo impatto con la politica reale, con le concrete opzioni economiche e sociali manifestamente collocate sulla scia del governo in carica.
Se ne è accorto, alla buon'ora, anche Claudio Tito (la Repubblica di martedì) che ha scoperto come il Pd «abbia cambiato pelle e non sia più lo stesso partito che eravamo abituati a conoscere e a descrivere». In verità, di metamorfosi in metamorfosi, la «fuga nell'opposto» di una parte degli epigoni del Pci, ben oltre ogni revisione socialdemocratica, è datata nel tempo ed ora raggiunge il suo epilogo estremo.
Se oggi - come suggerisce Asor Rosa - anche quanto di vitale rimane della sinistra e del conflitto sociale dei nostri giorni si rassegnasse a portare acqua a quel mulino, la crisi della democrazia e la definitiva abdicazione ad un progetto di trasformazione dei rapporti sociali sarebbero cosa fatta.
Lavoriamo invece, sin da queste ore, perché possa decollare quel quarto polo (e quella lista che lo incarni elettoralmente) senza il quale l'omologazione al pensiero e alla politica dominanti non avrebbero più alcun argine.
Il Manifesto - 29.11.12

lunedì 26 novembre 2012

concordo


Non m’impegno per un voto «minore» - Marco Revelli
Lo confesso: io non vado a votare alle primarie del Pd (pardon, di coalizione). Anzi, per essere più chiaro: mi terrò ben lontano dai seggi, da infedele quale sono.
In primo luogo perché non mi piace in sé, l’idea delle “primarie”. Mi pare un modo di simulare una forma spettacolare di democrazia “esterna” da parte di partiti che al proprio interno ne hanno smarrito sia la pratica che il ricordo.
Come dire? Un surrogato di partecipazione per sostituire quel dibattito ai vari livelli – accalorato, passionale, faticoso – che chi ha la mia età ricorda ancora. E che era il sale della “democrazia dei partiti” quando questi erano davvero dei corpi collettivi e non degli aggregati d’interessi assemblati intorno a qualche capo e affidati all’onda mediatica del momento. Non lo discuto, sono un bell’“evento” pubblicitario. In cui la gente ai seggi funziona da sfondo per la gara delle “teste di serie”, illusi di “contare ”, “dire la propria”, «esercitare il proprio diritto-dovere di buon cittadino», in realtà comparse dalle alternative limitate e in buona parte segnate. A me gli “eventi ” non piacciono. Fanno parte del linguaggio del marketing, più che delle forme virtuose della politica.
Non mi piacciono poi “queste ” primarie, con queste regole cervellotiche: faccio il politologo di mestiere, so che il ricorso a forme di “primarie” è stato introdotto relativamente di recente da alcuni partiti di massa, in parallelo con la loro crisi d’identità e di militanza, per ovviare a un drammatico calo di fiducia e di fedeltà. Ma non mi è capitato mai di studiare un caso di “primarie a doppio turno con ballottaggio”. In nessuna parte del mondo. E soprattutto pensate a corsa iniziata, per far gioco al candidato dotato del necessario potere d’apparato. Di Renzi penso tutto il male possibile, credo che sia l’ennesima reincarnazione di un’Italia arrogante e arruffona di cui il berlusconismo è stato la penultima espressione. Ma resto convinto che le regole di una competizione elettorale dovrebbero essere scritte “dietro un velo d’ignoranza”, per citare John Rawls. E non con i sondaggi davanti al naso.
E poi, ultimo ma non meno importante motivo per starne alla larga: non intenderei mai e poi mai legarmi le mani, con questo voto “minore” per la successiva scelta di voto alle elezioni vere. Certo, Nichi Vendola mi è più simpatico di Pierluigi Bersani, e naturalmente di Renzi. Ma non vorrei “impegnarmi” a votare poi per il Pd di Renzi o di Bersani – di Monti in filigrana – quando uno dei due avrà vinto la gara e presenterà il conto. Sono uno che prende sul serio gli impegni sottoscritti – confessione per confessione, sono un “gobettiano”, e forse non tutti sanno che andando oggi ai seggi si sottoscrive un impegno formale «a sostenere il centrosinistra e il candidato scelto dalle primarie alle prossime elezioni politiche».
In tanti faranno spallucce pensando che poi, passata la festa gabbato lo santo e chi li vedrà poi nel segreto dell’urna? Ma è una forma gesuitica di “riserva mentale” – o una forma residuale di tatticismo cinico – da cui deriva tanto del degrado e del discredito della nostra politica. Meglio cominciare da subito a segnarne un distacco ben riconoscibile.

lunedì 19 novembre 2012

lettera al sindaco di un minatore sardo


Caro Sindaco ,
del comune di Carbonia le scrivo in base alle sue dichiarazioni sui fatti di martedi 13 , “Condanno fermamente gli atti di violenza”.
Quindi condanna gli scontri che si sono avuti tra le lavoratrici,i lavoratori, i cassintegrati , i disoccupati e gli studenti con le forze dell’ordine . Questo nella vecchia miniera di Serbariu di Carbonia, in concomitanza con la venuta nel Sulcis dei ministri Passera e Barca. Per Passera e i suoi compari la disoccupazione, lo smantellamento dell’apparato produttivo, la precarietà non sono affatto una priorità: sono soltanto i soliti indecenti argomenti di recitazione tipici di chi va a rendere visita a un ammalato che si desidera spacciato: una passerella in abito di circostanza con le più fantasiose promesse di guarigione. In realtà si occupano di debito pubblico, di spread, di liquidità delle banche, di scudi salva-stati, di fiscal compact, di pareggio di bilancio e di spending review, ma nell’interesse di chi ne è responsabile piuttosto che nell’interesse di chi ne è vittima: cioè nell’interesse del mercato finanziario e nella cura delle sue convulsioni. Il loro compito è soddisfare gli appetiti famelici di un branco di banchieri, di finanzieri, di speculatori e di ricchi.
In ogni modo e a ogni costo.
Come lei forse non sa i lavoratori avevano capito che non avevano portato niente di utile al tavolo e  si sono leggermente incazzati e hanno bloccato le uscite della miniera. A quel punto sono arrivati gli elicotteri per portare via quei pagliacci di ministri. Per i lavoratori la manifestazione era finita lì, perché avevano dato il messaggio che non è più il caso di venire a prendere per il culo la gente! Stavano già decidendo di andare via quando a qualcuno è venuta la brillante idea di dare l’ordine di sparare i lacrimogeni (ad altezza d’uomo)e da li sono nati i grossi scontri.
Quindi mi aspettavo da parte sua la solidarietà alle lavoratrici ed ai lavoratori sardi . Invece da buon servo e suddito ha condannato gli scontri con le forze dell’ordine , per ingraziarsi le simpatie dei poteri forti . Io e lei nel futuro saremo agli antipodi, lei con i padroni , io con i lavoratori e con le fasce più deboli .
ANTONELLO TIDDIA OPERAIO CARBOSULCIS

giovedì 15 novembre 2012

il governo tecnico del manganello


napoli
carbonia
roma
torino
milano
brescia


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via la tecnocrazia fascista di Mario Monti cane da guardia del potere finanziario!

venerdì 2 novembre 2012

PASSATO E PRESENTE



lo scandalo della Banca Romana
Giovanni Giolitti
L'unità d'Italia era ormai compiuta da un trentennio, ma il sistema di emissione della moneta era ancora affidato ai privati, cioè a ben sei banche centrali, un federalismo monetario che avrebbe fatto gola a Bossi.
Le banche, esattamente come oggi, si erano esposte con impieghi a lungo termine nel settore industriale, e vennero travolte dalla sua crisi. Fallirono una serie di banche minori.
Francesco Crispi
La Banca Romana, antesignana della finanza creativa, corse ai ripari in modo semplice e astuto: stampando due banconote per ogni numero di serie. Geniale.
Lo strategemma causo, però, un aumento vistoso della moneta circolante e qualche guastafeste se ne accorse.
Ci fu una serie di inchieste, che, esattamente come oggi, furono ostacolate dagli interessi politici in gioco, alla fine il presidente della Banca Romana,il massone Bernardo Tanlongo, viene arrestato.
A quei tempi, esattamente come oggi,c'era il bipolarismo, incarnato da Crispi e Giolitti. Nel corso dell'inchiesta venne fuori che ambedue avevano generosamente attinto dai prodighi forzieri della Banca Romana.
Bernardo Tanlongo
Fu dunque prudente esercizio della ragion di stato, evitare di approfon-dire troppo l'inchiesta e i giudici si affrettarono ad assolvere il Tanlongo.
Esattamente come oggi, penserà qualcuno. Invece no, perché in qualche modo si corse ai ripari, cominciando a ridurre il numero degli istituti deputati all'emissione di moneta.
Fu un cambiamento culturale radicale che porterà alla legge bancaria del 1926, con l'istituzione della Banca d'Italia e la distinzione tra banche di credito ordinario e banche d'investimento. Una legge eccellente.
Umberto I
Oggi, infatti, re Umberto, con ogni probabilità, avreb-be nominato il massone Tanlongo senatore a vita e primo ministro.
A sua volta Tanlongo, con la scusa del riciclaggio, avrebbe imposto l'uso della valuta elettronica, lasciando così alle banche la libertà di emettere valuta virtuale, senza l'imbarazzo del numero di serie. 


giovedì 1 novembre 2012

5 stelle


Il mio dentista vuole 800 euro per estrarmi un dente, un lavoretto di mezz'ora, che comporta la spesa viva di pochi ml  di anestetico. Per forza, ha un tenore di vita da nababbo e io devo contribuire ai suoi lussi. Non ci sono dubbi, è un disonesto.
Alfonso, il mio vicino di casa, si offre di compiere lo stesso lavoro per 50 euro. Decisamente più conveniente, ma Alfonso, per tutta la vita, ha fatto l'imbianchino, dubito che sappia estrarre un dente e ignoro il suo concetto di igiene.
Mi assale il sospetto che Alfonso, malgrado una condotta di vita più morigerata, sia in realtà più disonesto del mio dentista, perché pretende di fare quello che non sa fare.
Questo aneddoto mi è venuto in mente ascoltando, a Ballarò, una buona signora del movimento di Beppe Grillo, che certamente non si approprierà mai di un centesimo di denaro pubblico, ma che in ogni votazione che concernerà la mia salute, il mio lavoro o la mia pensione, farà riferimento - poco fidandosi delle proprie competenze - a quella che di volta in volta gli parrà un autorità superiore, di cui fidarsi.
Chiamata a dare un giudizio su certi provvedimenti dell'attuale governo, la signora ha infatti balbettato qualche frase fatta che dimostrava un'informazione giornalistica, sommaria e superficiale, sugli argomenti. Insomma, per farla breve, pur candidandosi a rappresentare il popolo in un'assemblea elettiva, la signora non ha ritenuto necessario approfondire il suo (carente) bagaglio culturale sulle questioni politiche ed economiche su cui sarà chiamata a dare un parere.
Del resto neanche questo sarebbe bastato, giacché l'elettore delega l'eletto non all'esercizio del suo buon senso personale, ma alla rappresentanza di una volontà collettiva.
Per questo, i pur disprezzati partiti e movimenti politici tradizionali hanno una linea politica, in cui l'elettore può riconoscersi, sufficientemente certo che, all'occorrenza, su un dato provvedimento, l'eletto voterà in conformità a questa e non sulla base di momentanei ghiribizzi personali o fidandosi ciecamente della professoressa Fornero.
Ma la linea politica del movimento 5 stelle è un blog, in cui le posizioni più divaricate si giustappongono senza giudizi di valore o sintesi definitive.
Se Mosé avesse discusso su un blog i dieci comandamenti, il relativismo etico si sarebbe affermato con qualche migliaio di anni d'anticipo.
Per questa ragione votare per il movimento di Beppe Grillo è come sottoscrivere una cambiale in bianco.
Antropologicamente simili ai primi militanti ruspanti della Lega - e cioè, detto fuori dai denti: ignoranti e presuntuosi - i grillini non hanno capito una questione essenziale e preliminare. e cioè che fare una politica onesta è più importante del fare politica onestamente.
Se la terza repubblica - come fu per la seconda - verrà tenuta a battesimo dai masaniello della piccola borghesia, il fascismo non è lontano.