popolo
bue
il
disprezzo per il popolo è ormai
esplicito, quando si parla di qualcosa che può piacere al popolo,
l'aggettivo di elezione è populista,
essendo, popolare, ormai unicamente
destinato a designare generi di consumo a basso prezzo.
Ben
gli sta, al popolo, che non aveva
nessun bisogno d'esser tale.
La
parola popolo è invenzione
truffaldina, con la quale, nei tempi antichi, i patrizi prendevano
per il culo la plebe, dandole da
intendere, quando ne occorreva il sacrificio, di essere, insieme,
una sola cosa: il popolo, per
l'appunto.
La
parola è stata usata in senso nobilitante ed inclusivo ogni volta
che serviva il macello dei poveri per
difendere gli interessi dei ricchi, per
poi tornare, lestamente alla più comune accezione, spregiativa ed escludente, di volgare,
plebeo, dozzinale.
Sigarette
popolari, spettacolo popolare, posti
popolari, prezzi popolari e
persino treni popolari.
Secoli
e invenzioni, ci vollero, affinché una parte della plebe
si trasformasse finalmente in proletariato.
(1,
continua)
|
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (Antonio Gramsci)
sabato 25 maggio 2013
storia di una parola: popolo
giovedì 23 maggio 2013
bricolage..
do
it yourself! gli slums di Stoccolma, capitale del welfare socialdemocratico vanno in fiamme. ad attizzar l'inferno, un immigrato armato di machete, prontamente abbattuto dalla polizia. meno lesti, i tommies londinesi, che hanno atteso, per intervenire, la decapitazione, per analoga lama, di un collega. torna di moda, nella vecchia Europa, l'uso di armi di recupero, un sussulto di artigianato. a Milano una gioielleria di via della spiga è stata rapinata da una banda armata di mazze da basebal e bottiglie molotov. investigatori di sicuro acume hanno parlato di una banda che rapina i negozi-simbolo delle capitali europee. come mai abbiano capacità organizzative e mezzi per imperversare per il continente, ma utilizzino un arsenale primitivo, non se lo chiede nessuno. qualsiasi ipotesi, anche la più stravagante, è preferibile alla realtà: è la rabbia che si sta organizzando! |
mercoledì 15 maggio 2013
la riscoperta della socialdemocrazia
Nel nostro paese il termine socialdemocratico è stato a lungo equiparato ad un insulto, e le ragioni non mancavano.
La scissione socialdemocratica italiana, finanziata con i dollari dei sindacati americani, oltre a permettere l'estromissione delle sinistre dal governo, determinò, grazie a un misero, ma sufficiente, risultato elettorale, la sconfitta del fronte popolare.
Cominciato bene, il PSDI finì anche meglio, l'ex segretario nazionale Pietro Longo, affiliato alla P2, venne arrestato il 30 aprile del 1992 per aver ricevuto una tangente di un miliardo e mezzo di lire dalla ditta milanese Icomec in relazione all'appalto di costruzione della centrale idroelettrica di Edolo, in provincia di Brescia, nel periodo in cui egli ricopriva anche l'incarico di consigliere di amministrazione dell'ENEL, e viene successivamente condannato per concussione a quattro anni e sei mesi di reclusione. L'11 giugno del 1992 Lamberto Mancini, assessore della Provincia di Roma ed ex Presidente della stessa Provincia, venne sorpreso dal Carabinieri nell'atto di intascare una tangente di 28 milioni di lire, e arrestato in flagranza di reato.
Ma il PSDI non aveva atteso mani pulite per sentire odore di galera, nel 1975, infatti, il segretario Mario Tanassi fu travolto, insieme a Mariano Rumor (Dc) e Luigi Gui (Dc), dal primo grande scandalo della politica italiana, venendo posto in stato d'accusa per corruzione dalla commissione inquirente. La Corte Costituzionale nel 1979 condannò Tanassi a 28 mesi di carcere, per tangenti ricevute dalla società americana Lockheed per facilitare la vendita dei C-130 all'Aeronautica militare italiana. Alla fine degli anni '80, il cosiddetto scandalo delle "carceri d'oro" travolse invece il segretario Franco Nicolazzi.
Insomma, dei veri galantuomini.
Recentemente, però, si assiste a una rivalutazione della socialdemocrazia, assunta a sinonimo di unica sinistra possibile in uno scenario bipolare e nella prospettiva dell'insuperabilità del capitalismo.
Antesignano di questa proposta il cinico e disinibito Massimo D'Alema, ma un recente alfiere è Niki Vendola.
Nelle ultime ore sembra che dirigenti di altri partitini dell'area comunista siano sedotti da questa sirena.
Naturalmente, quando parlano di socialdemocrazia, non intendono la socialdemocrazia italiana, che storicamente ben conosciamo, ma la socialdemocrazia europea, di cui sappiamo poco e niente e che per questa sola ragione ci sembra qualcosa di più nobile.
Ma basterebbe quel poco che sappiamo, per guastare la festa.
Nella squallida e feroce vicenda del colonialismo europeo, ad esempio, non c'è partito socialdemocratico che non si sia reso complice - quando non artefice - delle vergognose repressioni che hanno insanguinato Asia e Africa.
Ma, per darci un orientamento preciso sulla reale natura dell'osannata socialdemocrazia europea, basta questo fatto storico:
Il 15 gennaio 1919 vennero assassinati Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, sulla testa dei due dirigenti comunisti, i socialdemocratici tedeschi avevano posto una taglia di 100.000 marchi.
La scissione socialdemocratica italiana, finanziata con i dollari dei sindacati americani, oltre a permettere l'estromissione delle sinistre dal governo, determinò, grazie a un misero, ma sufficiente, risultato elettorale, la sconfitta del fronte popolare.
Cominciato bene, il PSDI finì anche meglio, l'ex segretario nazionale Pietro Longo, affiliato alla P2, venne arrestato il 30 aprile del 1992 per aver ricevuto una tangente di un miliardo e mezzo di lire dalla ditta milanese Icomec in relazione all'appalto di costruzione della centrale idroelettrica di Edolo, in provincia di Brescia, nel periodo in cui egli ricopriva anche l'incarico di consigliere di amministrazione dell'ENEL, e viene successivamente condannato per concussione a quattro anni e sei mesi di reclusione. L'11 giugno del 1992 Lamberto Mancini, assessore della Provincia di Roma ed ex Presidente della stessa Provincia, venne sorpreso dal Carabinieri nell'atto di intascare una tangente di 28 milioni di lire, e arrestato in flagranza di reato.
Ma il PSDI non aveva atteso mani pulite per sentire odore di galera, nel 1975, infatti, il segretario Mario Tanassi fu travolto, insieme a Mariano Rumor (Dc) e Luigi Gui (Dc), dal primo grande scandalo della politica italiana, venendo posto in stato d'accusa per corruzione dalla commissione inquirente. La Corte Costituzionale nel 1979 condannò Tanassi a 28 mesi di carcere, per tangenti ricevute dalla società americana Lockheed per facilitare la vendita dei C-130 all'Aeronautica militare italiana. Alla fine degli anni '80, il cosiddetto scandalo delle "carceri d'oro" travolse invece il segretario Franco Nicolazzi.
Insomma, dei veri galantuomini.
Recentemente, però, si assiste a una rivalutazione della socialdemocrazia, assunta a sinonimo di unica sinistra possibile in uno scenario bipolare e nella prospettiva dell'insuperabilità del capitalismo.
Antesignano di questa proposta il cinico e disinibito Massimo D'Alema, ma un recente alfiere è Niki Vendola.
Nelle ultime ore sembra che dirigenti di altri partitini dell'area comunista siano sedotti da questa sirena.
Naturalmente, quando parlano di socialdemocrazia, non intendono la socialdemocrazia italiana, che storicamente ben conosciamo, ma la socialdemocrazia europea, di cui sappiamo poco e niente e che per questa sola ragione ci sembra qualcosa di più nobile.
Ma basterebbe quel poco che sappiamo, per guastare la festa.
Nella squallida e feroce vicenda del colonialismo europeo, ad esempio, non c'è partito socialdemocratico che non si sia reso complice - quando non artefice - delle vergognose repressioni che hanno insanguinato Asia e Africa.
Ma, per darci un orientamento preciso sulla reale natura dell'osannata socialdemocrazia europea, basta questo fatto storico:
Il 15 gennaio 1919 vennero assassinati Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, sulla testa dei due dirigenti comunisti, i socialdemocratici tedeschi avevano posto una taglia di 100.000 marchi.
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