Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (Antonio Gramsci)

sabato 25 maggio 2013

storia di una parola: popolo

popolo bue


il disprezzo per il popolo è ormai esplicito, quando si parla di qualcosa che può piacere al popolo, l'aggettivo di elezione è populista, essendo, popolare, ormai unicamente destinato a designare generi di consumo a basso prezzo.
Ben gli sta, al popolo, che non aveva nessun bisogno d'esser tale.
La parola popolo è invenzione truffaldina, con la quale, nei tempi antichi, i patrizi prendevano per il culo la plebe, dandole da intendere, quando ne occorreva il sacrificio, di essere, insieme, una sola cosa: il popolo, per l'appunto.
La parola è stata usata in senso nobilitante ed inclusivo ogni volta che serviva il macello dei poveri per difendere gli interessi dei ricchi, per poi tornare, lestamente alla più comune accezione, spregiativa ed escludente, di volgare, plebeo, dozzinale.
Sigarette popolari, spettacolo popolare, posti popolari, prezzi popolari e persino treni popolari.
Secoli e invenzioni, ci vollero, affinché una parte della plebe si trasformasse finalmente in proletariato.
(1, continua)

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