Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (Antonio Gramsci)

venerdì 15 novembre 2013

Sutor non ultra callidas

ovvero:

Letta è più razzista di Calderoli

Si dice che lo scultore Apelle, avendo colto le critiche di un ciabattino, avesse corretto la forma dei calzari di una sua scultura. Si racconta poi che, quando l'inorgoglito calzolaio aveva esteso le sue critiche ad altri particolari della sua opera, lo scultore ne avesse stizzosamente represso le velleità, pronunciando la frase sutor non ultra callidas, il ciabattino non vada oltre le scarpe.
Deve essere questo il principio che ha guidato Enrico Letta alla formazione del suo governo.
Nel decidere - sparagna e comparisci - di inserire un ministro di colore nel suo governo, gli ha inventato appositamente un ministero per negri.
Poco costoso, è vero, ma anche assolutamente inutile. 
Cosa poteva fare, la povera Kienge, con siffatto ministero? Nulla, assolutamente nulla, se non un po' di lodevole propaganda per la quale, a ben vedere, poteva bastare il suo ruolo di parlamentare.
Sembra essere stata messa lì, a bell'apposta, per scatenare gli insulti volgari di Calderoli & co. e costringere l'opposizione di sinistra alla solidarietà con il governo. E, naturalmente, è proprio così.
Letta non è certamente Lenin, che a una cuoca avrebbe affidato il ministero dell'economia e non quello del minestrone, ma qualcosa di più avrebbe potuto fare.
Se ha deciso, e sono d'accordo con lui, che la Kienge può essere un buon ministro, doveva affidargli il ministero degli interni o quello della giustizia.
Lì, quotidianamente, Cécile potrebbe intervenire sul razzismo spicciolo alimentato da un sistema legale di discriminazione e segregazione, cioè sul nostro razzismo di Stato codificato.
Oltretutto le cronache dimostrano che non avrebbe potuto far peggio degli attuali ministri in carica.
Ma per Letta, i grandi si occupano delle cose serie, mentre i bambini hanno la loro cameretta coi giochi. Forse inventerà un ministero per gay e uno per i disabili.
Alla simpatica ministra, un consiglio: se ne vada sbattendo la porta, dimostrandoci che nel suo petto batte il cuore di Django e non del collaborativo negro di casa


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