Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (Antonio Gramsci)

sabato 21 aprile 2012

antipolitica

fu l'antipolitica a prendere la bastiglia nel luglio 1789, contro la politica degli stati generali?
fu l'antipolitica a dare l'assalto al palazzo d'inverno, nell'ottobre 1917, contro la politica di kerenskij?
fu l'antipolitica a fare la marcia su roma nell'ottobre 1922, contro la politica del governo facta?
in questo caso tutti i principali movimenti politici (liberalismo, comunismo e fascismo) sarebbero nati dall'antipolitica.
evitiamo di fare ricorso all'idiozia.
vengono momenti della storia in cui occorre fare un salto e opporre a una certa, e ormai esaurita, concezione della politica, una sua nuova concezione.
sono i momenti rivoluzionari imposti dal fallimento della struttura economica e finanziaria su cui si reggono le sovrastrutture politiche.
in questi momenti, se si vogliono evitare i disastri, si devono lasciar perdere le buone idee e concentrarsi sulle dinamiche di classe.
nel'79 la borghesia si impose all'aristocrazia, nel '17 il proletariato sconfisse la borghesia, nel '22 la borghesia vinse sul proletariato.
la situazione attuale è ormai insostenibile per ragioni strutturali e va superata. bisogna decidere chi deve vincere.
se dovesse imporsi la borghesia comincerebbe un lungo periodo di sostanziale, durissima dittatura in cui la guerra giocherebbe un ruolo strategico nella risoluzione della crisi economica.
i comunisti devono muoversi nella direzione del superamento dello stato di cose presenti e non per la loro conservazione.
il cavallo dell'antipolitica, ossia della politica contro l'attuale politica, va cavalcato, domato, indirizzato nella giusta direzione.
i comunisti non devono aver bisogno di finanziamenti da parte di uno stato che vogliono abbattere.
i dirigenti e i funzionari degli attuali partitini devono tornare ad agire e pensare come rivoluzionari di professione, oppure rassegnarsi, assieme alla cricca parlamentare, a trovarsi un altro mestiere.
se PRC e PCdI non si affrettano ad assumere una posizione facile, inequivoca e senza bizantinismi sulla questione del rispetto della volontà popolare espressa dal referendum sul finanziamento pubblico, molta base comunista, alle prossime elezioni, non solo voterà, ma farà propaganda per beppe grillo.

4 commenti:

  1. Il post è estremamente interessante ma, a parer mio, è affrontato con gli occhi di chi non ha ancora abbandonato una visione novecentesca delle vicende politiche.

    La definizione che dai di "antipolitica" è corretta, è esattamente una politica che agisce contro l'attuale politica. Quindi, è anch'essa una forma di politica; ma se con la parola antipolitica pensi al Movimento 5 stelle, da come capisco (forse erroneamente) dalla tua citazione di Beppe Grillo, beh allora c'è molto di più.

    Ci sono proposte concrete ed innovative tutte da scoprire e, ovviamente, da implementare ed arricchire.

    Abbandono per ora la mia veste di elettore del Movimento 5 stelle per provare a spiegare perchè ritengo che la tua sia un'analisi superata delle vicende politiche: poni principalmente il problema della lotta di classe, ebbene, non è forse più una lotta fra categorie quella a cui stiamo assistendo?

    Ho la percezione di una classe politica con in mano armi di DISTRAZIONE di massa con l'obiettivo di mettere contro le categorie di questo paese (polizia e manifestanti, farmacisti e tassisti, camionisti e cittadini e così via). Per come la vedo io il concetto di "lotta" è valido solo per NOI (i cittadini) contro LORO (l'attuale classe politica) e non spero minimamente che i dirigenti dei partiti comunisti tornino a pensare come "rivoluzionari di professione" perchè oggi i comunisti di ieri sono esattamente come i fascisti di ieri: sconfitti esattamente come le loro ideologie, ideologie padrone del '900 che hanno esaurito la loro funzione nel momento in cui il muro di Berlino è crollato.

    Chi fa la rivoluzione in questo paese oggi come oggi? La rivoluzione la stanno facendo, e qui torno nelle mie vesti di elettore del M5S, quei ragazzi che vendono le proprie cose e torte fatte in casa per finanziare una campagna elettorale. In quel momento la politica diventa VOLONTARIATO, una cosa bellissima, esattamente perchè è senza soldi.

    Ma sai cosa penso che sia veramente rivoluzionario? Un programma discusso su internet da centinaia di migliaia di persone dove chiunque può dare il proprio contributo. Se esiste un problema lo si mette in rete e lo si risolve grazie all'ausilio di ingegneri, scienziati ed esperti di tutto il mondo.

    E' la realizzazione di quella democrazia diretta che ci insegnarono i greci, resa possibile grazie alla tecnologia. Se lo stato delle cose è questo a cosa servono i partiti?
    A niente, se non ad essere associazioni private a fini di lucro. Cosa servono i politici di professione? Ancora, a niente, se non a soddisfare le ambizioni personali di prestigio, potere e ricchezza di un singolo uomo.

    E come se tutto questo non bastasse, perchè i partiti sono inutili? Perchè le ideologie di cui erano il riferimento sono morte e sepolte. Il capitalismo ha sconfitto il comunismo (anche la Cina è, di fatto, un paese capitalista), e il capitalismo in questi anni si sta sconfiggendo con le sue stesse mani, spinto da uomini d'affari, economisti e politicanti tutt'altro che lungimiranti.

    Detto questo ora mi chiedo, cosa significa, nel 2012, essere di sinistra o di destra? comunisti o fascisti? Sono parole che, a parer mio, perdono di significato. Se un individuo ha un'idea la può mettere in rete e li verrà discussa, buona o cattiva che sia. Siamo andati OLTRE tutto questo.

    p.s. tutto ciò che ho detto ovviamente non significa che bisogna DIMENTICARE, in special modo in un giorno così vicino al 25 aprile.

    Scusa se ti ho annoiato! un saluto!

    Stefano (per la cronaca, il ragazzo della Valentina =) )

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  2. Caro Stefano, non mi hai annoiato per nulla, ora ci provo io

    hai ragione, ho una visione novecentesca di una realtà che, per rapporti di forza e distribuzione della ricchezza si avvia ad essere ottocentesca.
    nella tua risposta ci sono le ragioni per cui un mio eventuale voto per il tuo movimento ci potrebbe essere solo come sporadica protesta, che ci auguriamo definitiva contro quella che, con termine senz'altro non postmoderno, definiamo casta.
    gli attuali partiti, di cui ci vogliamo liberare, non comandano per sé, comandano in nome di altri e più forti poteri: è bastata una lettera (non un bombardamento) di un'istituzione finanziaria, per cambiare la politica e castrare la costituzione del nostro paese.
    è dunque chiaro chi comanda, ed è altrettanto chiaro che tale potere, il capitalismo, come tu stesso dici, è entrato in una fase distruttiva (di sé e di tutto, come aveva predetto marx).
    quando un sistema agonizza (luigi XVI, lo zar nicola, la repubblica di salò) il personale politico di cui può avvalersi diventa di qualità umana infima: avventurieri che tirano a campare, il più a lungo e il meglio possibile, prima del diluvio.
    anzi, si può dire che il sintomo più evidente della crisi finale di un sistema sta proprio in questa degenerazione della rappresentanza politica.
    ho scritto rappresentanza, perché sono ancora un novecentista, in realtà, con il cambio di legge elettorale della seconda repubblica, noi votiamo per essere "governati" e non più per essere "rappresentati", e in questa svolta oligarchica c'è molta origine del marcio attuale.
    è dunque evidente che la prima cosa da fare è cacciare via questa corte di domestici ingordi e amorali, resta da stabilire come sostituirli (non basta ribattezzare "pesce" un maiale, per poterlo mangiare il venerdì) e cosa fare dei loro padroni.
    questo secondo problema è, ad esser seri, il primo: la corte dei miracoli di montecitorio balla mentre il titanic affonda ma in questo ventennio ha anche fatto qualcosa: ha smantellato il welfare, spesa militare ormai inutile dopo il crollo del muro di berlino (la guerra fredda è stata vinta dando all'est l'illusione che il capitalismo fosse il regno di bengodi).
    non lo ha fatto per divertimento, ma su preciso mandato del vero padrone, che ha un disperato bisogno della distribuzione ineguale della ricchezza.
    se non abbiamo una strategia precisa nei confronti di questo problema, stai ben sicuro che i poteri forti abbandoneranno alla deriva i loro vecchi lacchè e si metteranno alla guida del movimento per la loro cacciata, onde riprendere, dopo qualche divagazione in sordina, a suonare la stessa musica di sempre.
    e siamo tornati alla lotta di classe, che non ha una data di scadenza e ci sarà sempre, fin quando dureranno le classi.
    tu dici che il capitalismo si sta autodistruggendo, ma il capitalismo è come il cancro che si autodistrugge solo quando ti uccide.
    se vogliamo sopravvivere, il capitalismo dobbiamo distruggerlo noi, con una coraggiosa chirurgia e una severa chemioterapia.
    mi fermo qui (per ora) gv

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  3. Direi che siamo assolutamente concordi sulle premesse (cancellazione di una classe politica indegna) un po' meno su come realizzare tali propositi e soprattutto sulle conclusioni: credo fermamente che la finanza possa essere sottomessa ad una politica seria e forte e che il capitalismo non vada distrutto ma imbrigliato!

    Concordo anche sulla tua considerazione sul cambio di legge elettorale. Il proporzionale è sicuramente la strada migliore se si vuole ottenere rappresentanza e non governanti (non parliamo poi del Porcellum). Torno comunque al discorso fatto precedentemente: a parer mio si può andare OLTRE tutti questi ragionamenti!

    Verissimo anche che la crisi del capitalismo significa crisi per tutti noi, lo stiamo vivendo sulla nostra pelle!

    Non concordo invece sul tono negativo dato all'ineguaglianza della distribuzione della ricchezza: non è necessariamente un male se basata sulla meritocrazia; fermo restando ovviamente la possibilità per i più poveri di conservare abbastanza ricchezza quel tanto che basta affinché sia tutelata la loro dignità. Ovviamente qui parlo di un mondo quasi utopico, parecchio lontano dalla realtà. Di questi tempi sarei addirittura favorevole a mettere un limite massimo alle pensioni nonostante i contributi versati.

    I temi sono tanti e molto complessi, a riportare tutto in questo spazio ci sarebbe abbastanza materiale da scriverci un libro eheh

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  4. Quando parlo di ineguaglianza della distribuzione della ricchezza alludo a concentrazioni tali da alterare strutturalmente le dinamiche di accesso al benessere.
    Dieci (10) italiani posseggono l'equivalente di ricchezza di tre milioni di loro connazionali. Ma quali meriti avranno?
    Se Marchionne guadagna 1037 volte più di un suo operaio, tesaurizzerà così tanto capitale che anche i suoi figli e i suoi nipoti partiranno in vantaggio (in realtà non avranno neanche bisogno di partire)rispetto a figli e nipoti dell'operaio.
    Il merito dovrebbe essere individuale, così diventa invece ereditario.
    La leva fiscale, fortemente progressiva, ha anche il compito di impedire la formazione di nuove aristocrazie. gv

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