Genova, 30 luglio 1960 |
Torino, luglio 1962 |
Scioperano tutti, o quasi, la strada si riempie di gente e gli operai si dirigono verso Piazza statuto, dove c'è la sede della UIL.
Invano i galoppini sindacali e di partito si affannano a soffiare sul fuoco, la gente è incazzata, volano sassi e cominciano gli scontri con la polizia, che durano tre giorni, notti comprese.
La condanna della sinistra storica è unanime: i giovani dimostranti sono elementi incontrollati ed esasperati, piccoli gruppi di irresponsabili, giovani scalmanati.
Ma tutta la Torino democratica e antifascista è lì a dar loro una mano.
C'è anche Sante Notarnicola, 24 anni, pugliese. Ha trascorso l'infanzia in un istituto e da dieci anni è arrivato a Torino, dove vive la madre. È comunista, è stato anche segretario della FGCI, ma il partito gli sta stretto.
Sante, in quella piazza si muove bene, con decisione. Lo nota Pietro Cavallero, di una decina d'anni più vecchio. Anche lui è stato, nel dopoguerra, un dirigente della gioventù comunista. Ma è un estremista e il partito lo ha scaricato.
Diplomato e con una vasta cultura d'autodidatta, frustrato nelle sue ambizioni di rivoluzionario professionale, Pietro è ormai un disadattato che non riesce ad avere un lavoro fisso, come Sante.
Sono fatti per intendersi e per fare sul serio.
Scheda segnaletica di Jules Bonnot |
Cavallero coinvolge un altro compagno, quasi coetaneo , ma che fatto in tempo a partecipare, giovanissimo, alla Resistenza: Adriano Rovoletto.
Nel 1963 cominciano le prime rapine, andranno avanti per quattro anni, trasformandosi in colpi sempre più audaci che terrorizzano il triangolo industriale. Épater le bourgeois!
Aprono un ufficio di copertura e si assegnano un normale stipendio, non si concedono lussi. Dopo qualche anno, associano all'impresa un apprendista, Donato Lopez, di soli 17 anni, di una famiglia emigrata dal sud.
L'ultima rapina è il 25 settembre del 1967. Intercettati dalla polizia iniziano una fuga forsennata con sparatoria e tre passanti ci rimettono la vita.
Sono presi e processati rapidamente. Lopez, per la giovane età, viene condannato a dodici anni, per gli altri tre è l'ergastolo.
Alla sentenza, i tre balzano in piedi e intonano Figli dell'officina.
Cavallero, Notarnicola e Rovoletto al momento della sentenza |
Inutile dire che la dimensione politica della loro azione, sfuggì, allora ai più. Fu considerata una pagliacciata da non prendere in seria considerazione e furono sbrigativamente liquidati come delinquenti politici. Di lì a poco, saranno imitati.
D'altronde era solo il 1967 e l'Italia era ancora un paese arretrato e provinciale.
Era l'anno prima.
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