La tela di Penelope 1
Il 1976 è un anno importante. A giugno nasce il mio secondo figlio e intanto ho vinto il concorso alla Biblioteca Negroni, a due passi da casa. La miseria sembra finita.Ho anche ripreso gli studi, su cui nicchiavo, e in un anno darò 13 esami, portandomi a ridosso di quella laurea che poi non prenderò.
In attesa di prendere servizio in biblioteca, ogni sera alle nove raggiungo in Piazza Martiri l'amico Milli.
In due, su uno scalcagnato motorino, raggiungiamo una fabbrichetta fuori città, dove per tutta la notte badiamo alle presse per il polistirolo. Al mattino, il padrone ci mette in mano diecimila lire.
Insomma, se il futuro è roseo, il presente è ancora un po' stenterello, ma ho venticinque anni e mi sembra di aver tutto.
Povero, ma signore, abito in via Omar, che si apre sul salotto cittadino.
Qui incontro tutti, e un pomeriggio incontro anche Piero Piazzano.
A Piero debbo tanto, è lui che mi ha introdotto nel giro dell'editoria milanese dove, con editing, traduzioni e correzioni di bozze, ho attinto gran parte del mio reddito di giovanissimo capofamiglia.
Piero ha lasciato l'Etas, per andare a dirigere una nuova impresa editoriale, Euroguide. Non passava per caso, sotto casa mia, stava cercandomi, ha bisogno di un collaboratore.
Accetto, ma pro tempore, la vita da topo di biblioteca che il concorso mi ha prospettato è una prospettiva allettante, a cui non voglio rinunciare.
Comincio a fare il pendolare.
(continua)
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