lo
scandalo della Banca Romana
Giovanni Giolitti |
L'unità
d'Italia era ormai compiuta da un trentennio, ma il sistema di
emissione della moneta era
ancora affidato ai privati, cioè a ben sei banche
centrali, un federalismo
monetario che avrebbe fatto gola a Bossi.
Le
banche, esattamente come oggi,
si erano esposte con impieghi a lungo termine nel settore
industriale, e vennero travolte dalla sua crisi. Fallirono una serie
di banche minori.
Francesco Crispi |
La
Banca Romana,
antesignana della finanza creativa, corse ai ripari in modo semplice
e astuto: stampando due banconote
per ogni numero di serie. Geniale.
Lo
strategemma causo, però, un aumento vistoso della moneta circolante
e qualche guastafeste se ne accorse.
Ci
fu una serie di inchieste, che, esattamente come oggi,
furono ostacolate dagli interessi politici in gioco, alla fine il
presidente della Banca Romana,il massone
Bernardo Tanlongo,
viene arrestato.
A
quei tempi, esattamente come oggi,c'era
il bipolarismo, incarnato da Crispi e Giolitti. Nel corso
dell'inchiesta venne fuori che ambedue avevano generosamente attinto
dai prodighi forzieri della Banca Romana.
Bernardo Tanlongo |
Fu
dunque prudente esercizio della ragion
di stato,
evitare di approfon-dire troppo l'inchiesta e i giudici si
affrettarono ad assolvere il Tanlongo.
Esattamente
come oggi, penserà qualcuno.
Invece no, perché in qualche modo si corse ai ripari, cominciando a
ridurre il numero degli istituti deputati all'emissione di moneta.
Fu
un cambiamento culturale radicale che porterà alla legge
bancaria del 1926, con
l'istituzione della Banca d'Italia e la distinzione tra banche di
credito ordinario e banche d'investimento. Una legge eccellente.
Umberto I |
Oggi,
infatti, re Umberto, con ogni probabilità, avreb-be nominato il
massone Tanlongo senatore a vita e primo ministro.
A
sua volta Tanlongo, con la scusa del riciclaggio, avrebbe imposto
l'uso della valuta elettronica, lasciando così alle banche la
libertà di emettere valuta virtuale, senza l'imbarazzo del numero di
serie.
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