Paesi con basse richieste fiscali e scarsa protezione sociale possono sembrare una pacchia per imprenditori tesi alla massimizzazione del profitto.
Però, la miseria dilagante e la scarsa efficienza di una polizia malpagata, e spesso, perciò, corrotta, sono il contraltare inevitabile di una tale situazione.
Infatti:
- Maurizio Ingrami, un imprenditore italiano di 43 anni residente in
Romania, è stato assassinato nei suoi uffici nella città di Arad, nella
parte occidentale del Paese.
- Un imprenditore abruzzese e' stato ucciso in Venezuela, dove da anni ha sede l'azienda di famiglia, durante un tentativo di furto in casa. La vittima è Tommaso Di Zio, 44 anni, nato ad Ortona (Chieti).
- E' stato ritrovato in Moldavia il corpo dell'imprenditore italiano
Vincenzo Fuccio, di Airola (Benevento), recatosi nel paese straniero per
motivi di affari.
- Un italiano di 69 anni, Giovanni Giuliani, è stato ucciso in appartamento a Riskani a Chisinau (Moldavia).
- L'imprenditore lucano Giovanni Antonio Rossi è stato ucciso da
banditi il 21 marzo scorso a Curitiba, in Brasile, con un colpo di
pistola alla testa.
- Un imprenditore italiano, Giuseppe Ricotta, è
morto ieri a Caracas dopo essere rimasto vittima di un’aggressione da
parte di due malviventi che volevano derubarlo del suo fuoristrada.
- Otto colpi di pistola hanno ucciso un imprenditore italiano a Belo
Horizonte, in Brasile. Carmine Sacco aveva subito recentemente pesanti
minacce, denunciate alla polizia del posto.
- Caracas: 2 ottobre, il chirurgo 51enne Angelo Ruggero ucciso da un uomo che si era spacciato per suo paziente.
- Venezuela, Carlo Zaccanti, imprenditore bolognese di 63 anni, ucciso da un colpo di pistola sparato da un bandito.
- Sgozzato Andrea Macchelli, 48 anni, modenese, residente da 20 anni a
Fortaleza, in Brasile. Era stato uno dei primi italiani ad entrare nel
business degli appartamenti in affitto ai turisti nella località
brasiliana.
- Mirco Zampieri, l’imprenditore italiano trovato
morto il 4 gennaio scorso nell’androne del suo appartamento di Buenos
Aires sarebbe stato ucciso, non convince l'ipotesi del suicidio.
-
Ammanettato, con un foro di proiettile in testa. Così è stato trovato
l'imprenditore italiano Filippo Sindoni, rapito martedì scorso in
Venezuela.
- Il cadavere di Mario Procopio, l'imprenditore italiano
di 36 anni scomparso nella città brasiliana di Fortaleza il 29 ottobre
del 2009, è stato ritrovato.
-Un giovane imprenditore originario di
Oderzo (Treviso), Alessandro Viezzer, è stato ucciso da alcuni banditi
in Etiopia all'interno dell'azienda agricola del padre, ad Arba Minch,
nel sud ovest del Paese, a circa 900 km da Addis Abeba.
- Un
imprenditore italiano di 49 anni, Massimo Cassinera, e la moglie cubana
sono stati assassinati a colpi di arma da fuoco a La Ceiba, in Honduras.
- Ieri la "Gazzetta del Sud Africa" on line ha pubblicato la
tragica notizia dell’omicidio di un giovane imprenditore italiano, Piero
Basilico, nella sua casa a Bedfordview, durante un tentativo di rapina.
- Claudio Conti, l'imprenditore italiano di 52 anni rapito all'inizio di giugno del 2008 in Messico, è stato ucciso.
- Un imprenditore italiano, Vincenzo Nazzaro di 55 anni, è stato trovato ucciso la notte scorsa a Blumenau, in Brasile.
- Imprenditore italiano ucciso in Sudafrica. A Città del Capo dallo
scorso settembre, Fabio Lenzi, 36 anni, è stato raggiunto da un colpo di
pistola in pieno petto.
- Si è concluso tragicamente il rapimento
di un italiano in Venezuela. Settimio Vassallo, 78 anni, imprenditore
originario di Montesano sulla Marcellana, in provincia di Salerno, è
stato ucciso dai suoi sequestratori.
- Un imprenditore italiano
residente in Uruguay è stato assassinato ieri a colpi di pistola da due
uomini che tentavano di entrare nella sua abitazione. Giovanni Pio Pena,
49 anni, è stato freddato con due colpi a bruciapelo.
- Pasquale
Ferrizo, un imprenditore italiano di 74 anni che viveva da lungo tempo
in Uruguay, è stato trovato morto dalla polizia del Paese. L'uomo era
stato rapito cinque giorni fa a Montevideo.
- Un imprenditore italiano di 27 anni, Matteo Lorenzetti, è stato rapito e ucciso in Brasile.
- L'imprenditore italiano Maurizio Banci, 52 anni, di Orciano (Pesaro Urbino), ucciso da banditi a Santo Domingo.
- Un imprenditore italiano, residente in Brasile da tre anni, è stato
assassinato nella sua tenuta presso Fortaleza. La vittima si chiamava
Giuseppe Codelupi e aveva 60 anni.
- Imprenditore ucciso in Brasile. Riccardo Ferretti, imprenditore di Bibbiano, già impegnato nell’edilizia e ora nel turismo.
- il corpo dell'imprenditore Giovanni Petro Tomasa è stato rinvenuto
senza vita all'interno dell'appartamento che aveva affittato ad
Hangzhou, una città industriale nella provincia dello Zhejiang nella
Cina orientale, a circa cento chilometri da Shanghai.
- A Juan
Dolio, una località alla moda a circa 40 chilometri da Santo Domingo,
sconoscuti hanno ucciso con cinque colpi di pistola Raffaele Panariti,
di 57 anni, imprenditore italiano stimato e ben voluto da tutti.
- Strage a Mumbai, 125 morti. Un imprenditore italiano tra le vittime, un altro manca all'appello.
- Ucciso l'italiano rapito in Slovacchia Il cadavere trovato a nord di
Bratislava. Daniele Seno era il responsabile della succursale di
un'azienda veneta di calzature.
- Un giovane imprenditore italiano
di 41 anni, Paolo Gincastro, è stato ucciso con quattro colpi di arma da
fuoco nella sua abitazione di Sosua, nel distretto di Puerto Plata,
nella costa Nord della Repubblica Dominicana.
- Imprenditore pisano
ucciso a bastonate in Brasile, Gregorio Bolettieri di 65 anni, da dieci
anni aveva lasciato la sua agenzia immobiliare di Pisa e la sua casa di
Cascina (Pisa) per avviare un'attività turistica nel Paese
latinoamericano.
- E' di Lorenzo Sarti, l'imprenditore spezzino di
37 anni scomparso il 15 settembre scorso ad Ibiza, dove gestiva i privé
di alcuni locali notturni, il corpo ritrovato domenica scorsa chiuso in
un sacco e abbandonato in un boschetto.
- Marino Magnani, di 87
anni, non turista, ma residente da oltre dieci anni nella Repubblica
Dominicana, trovato in coma per diversi colpi di mazza da baseball
infertigli sul petto e su altre parti del corpo.
Ci sono i pro e i contro.
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (Antonio Gramsci)
venerdì 29 marzo 2013
sabato 23 marzo 2013
venerdì 22 marzo 2013
il più sano ha la rogna
il galantuomo
Di Gianni Letta si sa poco, né la stampa si preoccupa di informarci un po' di più su chi sembra candidato alla presidenza della repubblica.
Del resto, i giornalisti italiani sono fatti, salvo lodevoli e rare eccezioni, così: vogliono lo stesso stipendio dei loro colleghi stranieri, ma non vogliono fare la stessa fatica di quelli, nel cercare le notizie. Si accontentano di quello che racconta loro il diretto interessato, o sua mamma, o gli amici del bar.
Ed infatti, per lungo tempo Sindona, Calvi, Pazienza e altri self made man all'italiana, hanno occupato le cronache, senza che mai si sollevasse un dubbio sull'origine e reale consistenza delle loro improvvise fortune. Ognuno si fida di quello che ha già scritto un collega, e lo riscrive.
Per questa ragione è da tutti unanimamente accettata l'idea che Gianni Letta sia, per l'appunto, un galantuomo.
Ma chi lo dice?
Il Pdl, innanzitutto, convinto che il fatto che sappia usare le posate da pesce e che, a differenza della maggior parte dei esponenti di quel partito, non rutti a tavola, basti a qualificarlo come tale.
Poi il Pd, giacché è zio di un loro dirigente e nella speranza che non racconti particolari delle trattative tra Berlusconi e D'Alema, ai tempi della bicamerale.
E anche Monti, senza dubbio, visto che siedono gomito a gomito al tavolo degli advisors di Goldman Sachs.
Come si è detto: amici e parenti stretti.
Ma bisognerebbe ricordarsi che:
Di Gianni Letta si sa poco, né la stampa si preoccupa di informarci un po' di più su chi sembra candidato alla presidenza della repubblica.
Del resto, i giornalisti italiani sono fatti, salvo lodevoli e rare eccezioni, così: vogliono lo stesso stipendio dei loro colleghi stranieri, ma non vogliono fare la stessa fatica di quelli, nel cercare le notizie. Si accontentano di quello che racconta loro il diretto interessato, o sua mamma, o gli amici del bar.
Ed infatti, per lungo tempo Sindona, Calvi, Pazienza e altri self made man all'italiana, hanno occupato le cronache, senza che mai si sollevasse un dubbio sull'origine e reale consistenza delle loro improvvise fortune. Ognuno si fida di quello che ha già scritto un collega, e lo riscrive.
Per questa ragione è da tutti unanimamente accettata l'idea che Gianni Letta sia, per l'appunto, un galantuomo.
Ma chi lo dice?
Il Pdl, innanzitutto, convinto che il fatto che sappia usare le posate da pesce e che, a differenza della maggior parte dei esponenti di quel partito, non rutti a tavola, basti a qualificarlo come tale.
Poi il Pd, giacché è zio di un loro dirigente e nella speranza che non racconti particolari delle trattative tra Berlusconi e D'Alema, ai tempi della bicamerale.
E anche Monti, senza dubbio, visto che siedono gomito a gomito al tavolo degli advisors di Goldman Sachs.
Come si è detto: amici e parenti stretti.
Ma bisognerebbe ricordarsi che:
- se la cavò per amnistia su una vicenda di finanziamento illecito ai partiti;
- fu coinvolto in un oscura storia di appalti alle cooperative cielline;
- fu pronto a collaborare con una potenza straniera per ridimensionare e preservare da ulteriori indagini un reato che costò la vita a un servitore dello stato.
giovedì 21 marzo 2013
Zoya Kosmodemyanskaya, la partigiana Tanja
Zoya Kosmodemyanskaya 1923 -1941
Zoya
nacque a Mosca nel 13 Settembre 19123. All’età di 11 anni
entrò a far parte dei Pionieri e a 15 della Lega dei Giovani
Comunisti (Komsomol). All’inizio della guerra si arruolò nel
fronte del lavoro, frequentò un corso di infermiera, e quando il
fronte si avvicinò alla zona dove viveva, si unì ai partigiani.
La
notte del 27 novembre 1941, impegnata in un'azione di sabotaggio
nel villaggio di Petrishchevo, nei dintorni di Mosca, viene
catturata dai nazisti.
Torturata
brutalmente e violentata, nulla dice, se non il proprio nome di
battaglia. Viene impiccata il giorno successivo.
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domenica 17 marzo 2013
venerdì 8 marzo 2013
gli otto punti di Bersani (2)
L'idiozia della tracciabilità
Uno dei punti qualificanti (e annoso refrain) del programma di governo di Bersani è quello sulla tracciabilità dei contanti.
Il vero intendimento di questo provvedimento è quello di fare un passo avanti sulla via della virtualizzazione del denaro (dei poveri), una strategia che forse, prima del problema Montepaschi, sfuggiva, nella sua interezza, ai democratici nostrani.
Su questa strada si era già mosso l'amico Monti, stroncando le velleità riciclatorie di salariati e pensionati a € 1.000 (mille) mensili, notori volani dell'economia sommersa.
All'obiettivo principale di concentrare il contante onde sottrarlo alle prodighe tasche dei poveri, si accompagna, in alcuni paesi del terzo mondo e in Italia, la golosità predatoria delle borghesie sottosviluppate, che non rinunciando a balzelli e commissioni, affidano ai decreti - in barba all'idolatria del mercato - ciò che altrove si persegue con la convenienza dei consumatori.
Monti e Bersani possono continuare a raccontarci che gli immensi depositi nei conti correnti dei paradisi fiscali, si formano, centesimo dopo centesimo, dalle tasse evase sulle tazzine di caffé, e possono continuare a scatenare la guardia di finanza negli esercizi commerciali, non debbono pretendere, però, di convincerci.
Trascurando la questione dei proventi della malavita (rispetto alla quale, ci sembra comunque difficile ipotizzare un utilizzo del bancomat per pagare le prestazioni di una prostituta o la bustina di cocaina), le recenti cronache hanno riportato alla ribalta la vera essenza del problema.
Se ci sono banche che pagano percentuali milionarie su transazioni rovinose, o se grandi aziende pagano tangenti milionarie, per corrompere solerti funzionari, non ci si venga a raccontare che tali somme provengono da tesori liquidi nascosti sotto i materassi.
Sono cifre enormi, occultate dai bilanci e dal fisco mediante l'utilizzo - magari improprio - di procedure che sono comunque legali.
Monti, Tremonti e Bersani le conoscono perfettamente, ma si guardano bene dal porvi mano, perché la loro politica si riduce al misero ambito amministrativo concesso loro dai poteri forti.
Più facile, infierire sui deboli, aizzandoli gli uni contro gli altri e perseguendo il controllo totale delle loro esistenze.
Il fascismo del terzo millennio arriva dalle tecnocrazie e non certo dai populismi grillini o dalle nostalgie di casa pound.
gli otto punti di Bersani
In Italia sono i padroni a star male
Lo si desume dai punti del programma di governo del PD, infatti:
- al primo posto, con emissione di titoli di stato ad hoc, il pagamento alle imprese dei debiti delle pubbliche amministrazioni.
Naturalmente siamo d'accordo che tali debiti vengano pagati, ma ci si chiede se questa sia la manovra urgente da fare in un paese con il 15% di poveri e il 40% di inoccupati.
Forse è perché questi poveri sono già abituati alla miseria, e i padroni no.
- un altro punto qualificante è la riduzione del costo del lavoro stabile. Una buona idea per disincentivare il ricorso al precariato. Si poteva farlo gratis, abolendo la legge Biagi e decretando che il precariato è indegno di un paese civile. Ma significherebbe far prevalere le ragioni morali su quelle economiche, che è come pretendere che la Tailandia rinunci alla prostituzione infantile, infischiandosene del turismo. Con simili posizioni conservatrici bisogna farla finita, meglio ridare alle imprese un po' di soldi delle tasse, che tanto ci sarà sempre qualcun'altro a cui farle pagare.
- quello che sembra un passo avanti è il salario minimo, ma in realtà è un passo indietro, perché, fino a poco tempo fa c'era già, garantito dalla validità erga omnes dei contratti di lavoro. Per ripristinarlo, bastava abrogare il famigerato art. 8 del decreto Sacconi. Ma si dava un dispiacere a Marchionne, dal quale a quanto pare, ci aspettiamo ancora grandi cose.
Se esaminiamo la filosofia che sta dietro a questi tre provvedimenti, non fatichiamo a identificare il dogma (ormai stravecchio) di Reagan e della Tatcher, secondo il quale, i poveri possono vivere solo delle briciole dei ricchi. Coerentemente all'assunto, per migliorare il tenore di vita dei poveri, bisogna aumentare la quota di ricchezza dei ricchi.
Bravo PD! Bravo Bersani! Ma più bravo Grillo, che vi manda tutti a casa!
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