Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (Antonio Gramsci)

sabato 23 febbraio 2013

Cosa si può fare col voto utile

3 febbraio 1999 Abdullah Öcalan è accusato di tradimento ad Ankara, il processo si concluderà con la sua condanna a morte.
Una pagina di storia vergognosa a cui ha contribuito anche il nostro paese, ma senza l'aiuto di Berlusconi.
Öcalan giunse a Roma il 12 novembre 1998 accompagnato da Ramon Mantovani, deputato di Rifondazione Comunista. Il leader del PKK si consegnò alla polizia italiana, sperando di ottenere in qualche giorno asilo politico. Ma la minaccia di boicottaggio verso le aziende italiane spinse il neo-formato governo D'Alema a ripensarci.
La concessione dell'asilo spettava alla magistratura, che infatti lo riconobbe, ma troppo tardi. Gli affari italiani in Turchia non potevano aspettare e D'Alema si era già affrettato ad espellerlo.
Rapito in Kenia, dove era riparato, fu torturato, processato sommariamente e condannato a morte.
La pena è stata commutata in ergastolo nel 2002 allorché la Turchia ha abolito la pena di morte. Da allora è l'unico detenuto dell'isola-prigione di İmralı.

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