3 febbraio 1999 Abdullah Öcalan è accusato di tradimento ad Ankara, il processo si concluderà con la sua condanna a morte.
Una pagina di storia vergognosa a cui ha contribuito anche il nostro paese, ma senza l'aiuto di Berlusconi.
Öcalan giunse a Roma il 12 novembre 1998 accompagnato da Ramon
Mantovani, deputato di Rifondazione Comunista. Il leader del PKK si
consegnò alla polizia italiana, sperando di ottenere in qualche giorno
asilo politico. Ma la minaccia di boicottaggio verso le aziende italiane spinse il neo-formato governo D'Alema a ripensarci.
La concessione dell'asilo spettava alla magistratura, che infatti lo
riconobbe, ma troppo tardi. Gli affari italiani in Turchia non potevano
aspettare e D'Alema si era già affrettato ad espellerlo.
Rapito in Kenia, dove era riparato, fu torturato, processato sommariamente e condannato a morte.
La pena è stata commutata in ergastolo nel 2002 allorché la Turchia ha
abolito la pena di morte. Da allora è l'unico detenuto
dell'isola-prigione di İmralı.
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